formazione psichiatrica

 

UNIVERSITÀ DI CATANIA

FACOLTÀ DI SCIENZE DELLA FORMAZIONE

INSEGNAMENTO DI PSICHIATRIA: PROF. RAPISARDA

V. NOCELLA MARIA CATENA

LEGGERE AL CONTRARIO. ABILITÀ NON SOLO DI PICO DELLA MIRANDOLA?

Tutto parte da una semplice domanda: esiste una buona memoria? Fodor postula l’esistenza di capacità mentali innate. La mente segue un processo temporale che richiede tempo. Occorre tempo per imparare una poesia, una sequenza numerica. In base a questo principio, ogni individuo è unico, proprio il modo di apprendere, conoscere e memorizzare, separa e differenzia ogni essere dotato di intelligenza. Come mai è facile ricordare l’alfabeto, ma e difficile ripeterlo in senso inverso? In questo campo la letteratura tratta di autori che traggono dalla fantasia, per-sonaggi dotati di incredibili capacità mnestiche, fino a casi che hanno avuto riscontri scientifici. Un grande uomo, dotato di grande intelligenza, fu Pico della Mirandola vissuto nel Medioevo, (1° novembre 2009, anniversario della morte), passato alla storia anche per la sua straordinaria intelligenza. Un aneddoto molto particolare nella sua vita, fu quando, dopo aver scritto le 900 tesi (studi e ricerche su vari argomenti), doveva organizzare un incontro con vari studiosi e scienziati per esporre la sua tesi, ma l’incontro non ci fu, poiché fu preso per pazzo, perché non credevano che un uomo normale avesse una così vasta conoscenza, quasi credevano che fosse pos-seduto dal diavolo. Il fatto sta che Pico della Mirandola aveva una grande memoria, avendo poi sviluppato la tecnica della mnemonica che facilitava la memorizzazione e ricordava le cose che si studiavano. Di lui è rimasta letteralmente proverbiale la sua prodigiosa memoria: si dice conoscesse a mente numerose opere su cui si fondava la sua vasta cultura en-ciclopedica e che sapesse recitare La Divina Commedia al contrario, partendo dall’ultimo verso, impresa che gli riusciva con qualunque poema appena terminato di leggere. Oggi è ancora in uso apostrofare come Pico della Mirandola chiunque sia dotato di ottima memoria. Ma si possono ricordare altri personaggi dotati di grande capacità mnestica: Giordano Bruno, anch’egli possedeva una memoria eccezionale; Plinio il Vecchio: ricordava tutti i nomi dei cittadini di Roma e la strada in cui ciascuno di loro abitava; Giulio Camillo, prof. Universitario del ‘400, memorizzava tutto ciò che sentiva e leggeva e fu nominato il “Divino”. Lo scrittore argentino, Borges, intitola la sua novella “Funes” o della “memoria” e racconta di un giovane che riusciva a ricordare tutto, ma indipenden-temente da Borges, il neurologo russo Lurija, seguì la vita di un individuo, il quale era capace di ricordare tutto, parlando persino al rovescio. Le procedure usate da questi “grandi” erano le stesse di quelle adottate dagli antichi inventori della mnemotecnica o arte della memoria, come è stata definita (Yates, Rossi). Il poeta Simonide è passato alla storia, come l’inventore di tale arte. Scampato al crollo del tetto di una casa in cui era stato invitato ad un banchetto, egli riuscì a conoscere i corpi sfigurati nelle macerie, ricostruendo nella sua mente, l’immagine della disposizione degli ospiti attorno alla tavola. Le “tecniche” di memorizzazione non sono altro che tecniche eidetiche di im-magazzinamento. La memoria fotografica è una variante della memoria eidetica che è la tendenza a conservare vivaci le immagini visive (parole, forme, colori). Molti autori hanno dato varie definizioni riguardante l’immagine. Kosslyn la definisce come ciò che è visto con l’occhio della mente, in assenza dell’oggetto fisicamente inteso. Le im-magini mentali sono rappresentazioni non analizzate, come le fotografie e le figure, l’immagine mentale e la percezione sono attività equivalenti perché governate da stesse regole e generate da medesime strutture, ciò in base al fatto che le immagini mentali degli oggetti hanno effetti comportamentali simili a quelli che avvengono quando gli oggetti sono realmente osservati. Mentre Sheedan la intende come una descrizione riferita dal soggetto relativa alla “lettura fotografica” di qualcosa che non è presente e che non influenza direttamente dall’esterno i sensi. Il soggetto visualizza ciò che osserva, in modo tale che quando lo ricorda, è come se leggesse la frase o visualizzasse l’oggetto. La memoria eidetica è pos-seduta da circa il 10% dei bambini e si perde col passare degli anni. A parte poche eccezioni, questa abilità è quasi assente negli adulti. Il motivo forse risiede nel fatto che gli adulti hanno più probabilità dei bambini a tentare di codificare l’immagine in memoria sia verbalmente che visivamente. Se ciò è vero, significa che gli adulti impediscono la formazione di immagini eidetiche nella loro mente, perdendo questa possibilità, anche se in realtà possiedono questa abilità. Ma per l’essere umano, il dimenticare è importante quanto poter archiviare. È chiaro che il cervello possiede sistemi di blocco molto elaborati per impedire che nuove informazioni giungano al magazzino centrale. La memoria a breve termine è uno di questi dispositivi. Attraverso queste elaborazioni il cervello seleziona i dati da collocare in archi-vio dalla massa di materiale eccessivo che lo circonda. Se non si verificasse questo meccanismo di oblìo, la vita di un individuo diventerebbe impossibile. Osserva Brigitte, un giovane personaggio de “L’Immortalità di Kundera”: «una lingua non logica può essere imparata da un bambino perché il bambino non pensa. Ma uno straniero adulto non potrà mai impararla». Per il lavoro che seguirà, è utile sottolineare le funzioni dell’emisfero destro, il quale non è, né muto, né sordo, come era stato definito in passato, ma possiede delle capacità linguistiche. Questo emisfero, ha un ruolo fondamentale nel riconoscere le facce e la mimica del viso, è responsabile dell’intonazione della voce; inoltre ha un ruolo importante nel caso di parole ambigue, ma soprattutto ha la capacità di cogliere i messaggi visivi nel loro insieme e di tener conto delle loro valenze emotive. È sempre più evidente che nell’analisi della realtà visiva, nella comprensione ed espressione linguistica, abbiamo bisogno di competenze sia selettive che globali tipica di en-trambi gli emisferi; poiché il peso e il ruolo di ognuno dei due emisferi è variabile da individuo a individuo, è probabile che queste differenze possano essere la base di diversi tipi di personalità. Si deduce che la generazione di significato durante l’elaborazione linguistica e non, richieda cooperazione interemisferica. Indagine Sperimentale Nel nostro lavoro ci siamo occupati di Paola, una donna che possiede la capacità di parlare al contrario, è un soggetto di 30 anni, con un livello culturale alto (Laurea) con una vita privata e sociale soddisfacente e non ha subito né traumi, né malattie psichiche. Si è proceduto con la somministrazione di reattivi psicometrici per conoscere il vero “carattere” di Paola. Il primo test è stato la “Scala di valutazione dei disturbi psicosomatici” di Lipman R.S., dove il soggetto presenta un’ansia pari al 43% e non sono emersi sintomi fobici né ossessivi. Un altro test è stato il “W.A.I.S.”, da cui traspare un Q.I. di 100, questo reattivo psicometrico, è anche un valido ausilio nella diagnosi psichiatrica, infatti è pos-sibile valutare la presenza di specifici disturbi psichiatrici e in questo caso sono assenti. Il test di “Rorschach” è una tecnica proiettiva e si evince che il soggetto ha piccole difficoltà nel fronteggiare i problemi emozionali e ad evitare rapporti interpersonali. Mentre il “rapporto di Bender” indica l’assenza di un’anomalia significativa. Anche il “Test di riconoscimento dei volti ignoti di Benton”, è stato usato. Detto test valuta, se nei soggetti vi sono afasie, soprattutto in quei pazienti che hanno subìto lesioni cerebrali destre. E anche qui sono assenti afasie sensoriali. Il “Questionario per i disturbi di personalità SCID” di Spitzer, analizza le caratteristiche e lo stile di vita del soggetto che si sottopone. È risultato che Paola, possiede tratti di personalità schizotipica e aggressiva, ciò non vuol dire che necessariamente si osserverà un’evoluzione verso il disturbo psichiatrico corrispon-dente, ma se qualora ciò accadesse, il tipo di personalità ne rappresenterebbe l’humus, la base. Invece dalla “interpretazione della scrittura”, risulta una persona stabile, realista. Mostra di avere un’opinione molto elevata di sé, l’atteggiamento appare a volte preoccupato dei minimi dettagli. In conclusione le idee appaiono dogmatiche, rigide e difficili da modificare. L’“EEG Analysis” evidenzia un livello d’ansia normale, un livello di depres-sione medio e pure la simmetria e la sincronia degli emisferi è nella norma. Successivamente Paola si è sottoposta alla prova che richiede l’uso degli arti superiori, consistente nel lanciare freccette verso un disco da una distanza di 3.50 metri, ed il bersaglio è stato centrato. E ancora, stavolta usando i piedi, ha calciato un pallone contro una parete delimitata da due paletti e la prova è stata eseguita in modo corretto con entrambi gli arti. Dai dati ricavati, è emerso che Paola ha un equilibrato sviluppo psico-fisico, poiché si accetta come donna, con i suoi pregi e difetti. La sua intelligenza rientra nei parametri della normalità. Un elemento impor-tante è l’integrità emisferica priva di traumi, supportata da un eloquio fluido, scorrevole e corrente. Da non trascurare l’estrema abilità, con cui usa gli arti superiori e inferiori, inoltre il soggetto esaminato compie parecchi movimenti con la mano sinistra: compone i numeri di telefono, tiene oggetti (che molti sostengono con la mano destra), tiene la borsa sulla spalla sinistra ecc. Con i dati raccolti, si può azzardare l’ipotesi che l’emisfero destro di Paola abbia degli input in più rispetto alla norma. E qui torna la domanda: com’è possibile avere una buona memoria? Come riesce Paola a parlare al contrario? La donna sostiene di sentire una parola, un discorso, contemporaneamente nel suo campo visivo, queste parole si presentano scritte davanti, impresse come in una foto, una volta visualizzate, viene naturale e semplice ripeterle al contrario, cioè lette da destra verso sinistra. Se l’emisfero destro è preposto alle immagini, si spiega la capacità di parlare al rovescio. In questo caso l’emisfero destro ha degli input in più rispetto alla norma, infatti ognuno di noi, sfrutta solo una piccola parte di intelligenza, il nostro cervello viene poco “allenato” e potrebbe rendere molto di più. Quindi se l’emisfero sinistro, è controllato dall’area cerebrale destra, i dati sono a favore di un surplus mnemonico. Si può parlare di asimmetria funzionale fra i due emisferi ognuno dominante per vari aspetti, ma complementari in un processo unitario. Vorrei concludere affermando che: se ognuno di noi, esercitasse un pò di più la propria intelligenza, forse tutti avremmo capacità straordinarie come quelle dei geni, ma che forse geni non sono, ma esseri che hanno compreso l’importanza del dono che è stato fatto all’essere umano. Un sentito ringraziamento va al prof. V. Rapisarda ed alla Dott.ssa C. De Pasquale, che mettendo a disposizione tutto il loro sapere e il materiale necessario, hanno permesso la realizzazione di questo lavoro.

RIASSUNTO Il lavoro parte da capacità mentali innate, si va dallo studio di Pico della Mirandola, fino all’osservazione di un soggetto con l’abilità di parlare al contrario. Si riscontra un surplus mnemonico, rispetto alla normalità.

SUMMARY The work starts from innate mental ability, ranging from the study of Pico della Mirandola, until an observation of a subject with the ability to speak to the contrary. There is a mnemonic surplus, compared to normal.

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