formazione psichiatrica

 

GUERRIERI ROSANNA* , BORDONE ANDREA**

ANORESSIA: PREVENZIONE E CAMPAGNE INFORMATIVE

I dieci comandamenti:

Se non sei magra, non sei attraente

Essere magri è più importante che essere sani

Compra dei vestiti, tagliati i capelli, prendi dei lassativi,

muori di fame, fai di tutto per sembrare più magra

Non puoi mangiare senza sentirti colpevole

Non puoi mangiare cibo ingrassante senza punirti dopo

Devi contare le calorie e ridurne l’assunzione di conseguenza

Quello che dice la bilancia è la cosa più importante

Perdere peso è bene, guadagnare peso è male

Non sarai mai troppo magra

Essere magri e non mangiare sono simbolo di

vera forza di volontà e autocontrollo

Pro-Ana e Pro-Mia sono siti, blog, community, chat, forum, che istigano al-l’anoressia e alla bulimia, dove si dispensano consigli deliranti su come diventare anoressiche e bulimiche esemplari. Un classico esempio è il Decalogo Pro-Ana con i dieci comandamenti dell’anoressica. Questa “moda” è nata negli Stati Uniti, ma si sta diffondendo anche in Italia; vi sono infatti molte persone che decidono di aderire a queste correnti, considerando questi disturbi dei veri e propri modelli di vita. In tali comunità virtuali, si esalta l’esperienza di non nutrirsi, di vedersi sempre più magri, e ci si scambia, commenti e complimenti reciproci sui “traguardi” rag-giunti. Ana per gli adepti, non è una malattia, ma una vera e propria filosofia, una Dea a cui sacrificare la propria vita. Le sue seguaci predicano il dimagrimento oltre ogni limite e si offrono di iniziare le principianti. Se qualcuno manifesta segni di debolezza, le altre la incoraggiano a non cedere, perchè mangiare rappresenta la sconfitta suprema; il cibo è sporcizia, solo Ana è purezza. Scrive una adepta del Pro-Ana nel suo blog: “ti aiuterò io a diventare anoressica pura… la magrezza è la tua salvezza, la strada principale per essere vincenti e feli-ci”. Questi siti, considerati illegali, sono continuamente oscurati, ma tale censura non sembra essere affatto efficace dato che, prontamente, si vengono a creare nuovi siti con gli stessi contenuti aberranti. Al fine di contrastare tale fenomeno, è intervenuta l’Anad (Associazione Nazio-nale per l’Anoressia Nervosa ed i Disturbi Associati) che, ha scovato e recensito più di 400 siti sull’argomento. Anche l’ABA, è impegnata in un ampio proggetto, teso al monitoraggio completo dei siti Pro-Ana in Italia ed incentrato sul controllo della comunicazione che viaggia in rete attraverso chat e blog. Noi riteniamo opportuno agire, non solo fronteggiando tali campagne diseduca-tive, ma anche realizzando proggetti di informazione, sensibilizzazione e preven-zione riguardanti i Disturbi del Comportamento Alimentare. I DCA sono malattie che si servono del corpo per comunicare un dolore interio-re, quindi in ciascuno di essi non si tratta di disturbi dell’appetitto, ma di di disagi psicologici profondi. Già nel suo libro “La gabbia d’oro”, scritto intorno agli anni ‘70, Hilde Bruch sosteneva la necessità di intervenire precocemente sul sintomo anoressico come fattore indispensabile per un’efficace terapia dell’anoressia. La stessa autrice scri-ve: “una vera prevenzione richiede di riconoscere precocemente nella loro grade-vole super-perfezione il segno della sofferenza interiore”. Quello della prevenzione è uno dei capitoli più importanti, più difficili e meno conosciuti, riguardanti l’anoressia ed i disturbi alimentari in genere. In realtà l’alto rischio di complicanza, la tendenza alla cronicizzazione e soprat-tutto la scarsa consapevolezza di malattia da parte delle pazienti e delle loro fami-glie, pongono in primo piano la necessità di interventi precoci, che si inseriscono nell’ambito della prevenzione secondaria. Questa ha come obiettivo di abbreviare i tempi tra l’esordio della malattia e la richiesta di aiuto. Sia in ambito familiare che sociale le figure significative, come i genitori, gli insegnanti e gli allenatori, devono essere informate in maniera opportuna per rico-noscere precocemente i segnali di un disagio, fungendo in questo modo da tramite con i centri di cura specialistici. In questa ottica è possibile sfruttare il mezzo pubblicitario quale canale facil-mente accessibile a tutte le fasce di utenza e direzionare il messaggio non solo alle giovani colpite dal disturbo, come spesso è stato fatto, ma anche alle famiglie ed al contesto sociale dove queste vivono, poiché è in questi spazi che esordisce e si svi-luppa la malattia. Tuttavia, di frequente le campagne pubblicitarie ci offrono, come spunti di ri-flessione, immagini di modelle scheletriche, consumate dall’anoressia, escludendo chi, di fatto, non lotta in prima persona con la malattia, ma ne è pur sempre parte. Un male sociale, come è l’anoressia oggi, non può essere ridotto a problema del singolo, un singolo sordo, che non vuole ascoltare proposte di guarigione od offerte di aiuto di alcun genere, percepite anzi come una minaccia al controllo del proprio corpo. Diversamente, noi crediamo che nella realizzazione di una campagna pubblici-taria il messaggio andrebbe destinato anche a chi contribuisce e partecipa quotidia-namente alla costruzione della personalità dei soggetti a rischio ed in particolare a chi di questi soggetti osserva già le prime manifestazioni della malattia. Scopo infatti della prevenzione secondaria, è proprio quello di fissare l’attenzio-ne sui primi sintomi, che, se bene interpretati, possono essere strumenti per una precoce diagnosi della malattia. In questo modo, ancor prima di svilupparsi completamente ed in maniera con-clamata, essa può risultare più sensibile al trattamento terapeutico. Di tutto ciò è un esempio la campagna di prevenzione ideata dall’ABA con lo slogan: “Molti usano il cibo per comunicare un bisogno di aiuto. Pochi lo capisco-no”. È una campagna di sensibilizzazione rivolta a chi non si accorge di avere ac-canto a sé una persona, che ha bisogno di aiuto, ed a chi usa il cibo per comunicare una sofferenza interiore profonda, che le parole non possono esprimere. Da qui l’idea di rappresentare gli alimenti come lettere di un alfabeto, come l’incomprensibile espressione di un disagio, come un linguaggio, che non siamo abituati a decifrare. Il cibo come linguaggio è, dunque, l’elemento portante di tutto lo spot e rende superfluo ogni riferimento al corpo anoressico. Non dare spazio nell’immagine della campagna pubblicitaria ad un corpo denu-trito è funzionale allo scopo principale che è di prevenire l’instaurarsi della malat-tia. In questo modo, infatti, l’attenzione viene orientata verso quelle persone che, nelle prime fasi del disturbo, si presentano agli altri con un corpo “normale” e si in-vita l’osservatore a riflettere sul proprio comportamento nei confronti di chi vive questo disturbo, stimolandolo ad interrogarsi sulla quantità e qualità di tempo che dedica all’attenzione dell’altro. Su binari diversi da quelli dell’ABA viaggia la comunicazione veicolata da ma-nifesti comparsi nelle grandi città italiane, riguardanti la campagna pubblicitaria “NO ANOREXIA”, ideata da Oliviero Toscani, su commissione del marchio di abbigliamento No-l-ita. Il manifesto ritrae il corpo nudo di Isabelle Caro, una giovane francese di tren-tuno chilogrammi, che ha accettato di mostrarsi “perché la gente sappia e veda dav-vero a cosa può portare l’anoressia”. È chiaro che la campagna è indirizzata alle giovani suscettibili alle indicazioni della moda e mira a richiamare anche l’attenzione dell’opinione pubblica sulla ma-lattia. È discutibile se il corpo denutrito di una donna ridotto allo stremo possa rag-giungere tale fine, possa cioè smuovere le coscienze di chi guarda. La campagna “NO ANOREXIA” ha suscitato critiche e indignazione da parte dei vari enti, che si occupano della cura del disturbo, ed è stata in seguito sottopo-sta a censura perché non conforme agli articoli 1 e 10 del codice di autodisciplina pubblicitaria. Questa pubblicità, porterebbe con se due grosse insidie. La prima è presentare l’anoressia come un disturbo legato alla moda, mentre l’anoressia è un disturbo che ha radici profonde da ricercare nella storia personale di ogni paziente. L’altra è rappresentata dall’invidia che il corpo di Isabelle potrebbe suscitare in tutte le giovani, che ogni giorno devono convincere se stesse a lottare contro l’ano-ressia. Se, infatti, a ragazze normali quell’immagine scheletrica genera pietà e ri-brezzo, nelle ragazze anoressiche potrebbe rafforzare invece il senso di dominio e di sicurezza, perché nella loro mente quel corpo deforme rappresenta la perfezione. Inoltre, un manifesto pubblicitario con l’immagine di una modella straziata dal digiuno, suscita un forte coinvolgimento iniziale, diventando però immediatamente oggetto di rimozione, perché quell’immagine troppo cruda è parte di un linguaggio, che mira a colpevolizzare chi la guarda. Al contrario, riteniamo che un messaggio per risultare efficace dovrebbe coin-volgere da vicino chi lo riceve, facendolo sentire parte attiva e indispensabile per la riuscita del progetto pubblicitario. La prevenzione di una malattia come l’anoressia richiede cioè un richiamo alla coscienza di ognuno, attraverso un messaggio veicolato da diversi canali di tra-smissione, che coinvolga tutti e non restringa il campo alle sole persone colpite dal disturbo. Possiamo concludere che la complessità di una problematica come l’anoressia, non potendo essere semplicemente ridotta a mera casualità ora di ordine sociocul-turale e familiare ora di ordine psicodinamico, difficilmente si presta a ben definiti ed efficaci protocolli di prevenzione. Interessante ci appare dunque lo spostamento di ottica adottato da una preven-zione primaria con campagne informative rivolte alla popolazione sana, ad una sen-sibilizzazione dell’entourage familiare e sociale, onde addivenire ad una diagnosi precoce, condizione fondamentale per evitare l’inesorabile ingresso nella morte esi-stenziale ed a volte fisica.

RIASSUNTO Il presente lavoro pone particolare attenzione all’importanza della prevenzione nella cu-ra dell’anoressia, proponendo un intervento di sensibilizzazione, che sfrutti il canale pub-blicitario quale mezzo oggi più efficace per raggiungere la coscienza di ognuno.

SUMMARY The purpose of this work is to remark the importance of prevention in anorexia treat-ment; we suggest an awareness intervention based on advertising that nowadays represent the best way to hit anyone consciousness.

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